La Banda Sacco “rivive” nel racconto di Andrea Camilleri.
Pubblicato il 3 Febbraio 2015 in News ed Eventi | 0 commentiL’Associazione Pistacchio Valle del Platani è lieta di presentarvi il nuovo libro di Andrea Camilleri dal titolo:
La Banda Sacco
Una storia umanissima a cui Camilleri sa dare, con la sua consueta maestria, fatta di acribia filologica e invenzione narrativa, una dimensione che trascende la minuta vicenda locale e assurge a metafora universale del rapporto tra onesti e soverchiatori nella Sicilia di ieri e di oggi.“
Abbiamo voluto citare questo magnifico libro poiché nelle prime pagine del suo racconto il nostro grande maestro cita alcuni episodi sugli alberi di pistacchio e sulla loro suddivisione di specie.
Il libro del maestro ha suscitato un enorme interesse e moltissime discussioni con la pubblicazione di quest’ultima opera di ambientata non nella Vigata di Montalbano ma nella Raffadali tra il XIX e il XX secolo.
Il libro, intitolato “La Banda Sacco”, racconta la storia di una ordinaria ingiustizia consumatasi nel piccolo borgo rurale di Raffadali ai danni di una onesta famiglia di contadini da parte di un sistema mafioso che si poneva, in quell’epoca, come unico vero potere in grado di controllare il territorio e di imporre la sua volontà nonostante la presenza di leggi solennemente emanate dal Parlamento romano ma del tutto inefficaci laddove la forza era l’unica vera legge e il sopruso l’unico possibile rapporto sociale.
I fratelli Sacco, figli del patriarca Luigi, vissero le angherie consumate contro il padre, onesto bracciante che confidava, ingenuamente, nella protezione della legge e contro di loro, educati a credere nel valore di riscatto del duro e onesto lavoro, come una personale sconfitta e decisero di entrare in clandestinità per non sottomettersi alla prevaricazione.
Contro di loro si radunò una grande alleanza tra mafiosi, maggiorenti locali, scelte politiche e giudiziarie che condussero a una inevitabile sconfitta dei deboli.
Una storia umanissima a cui Camilleri sa dare, con la sua consueta maestria, fatta di acribia filologica e invenzione narrativa, una dimensione che trascende la minuta vicenda locale e assurge a metafora universale del rapporto tra onesti e soverchiatori nella Sicilia di ieri e di oggi.
I raffadalesi, i più anziani dei quali ancora ricordano i vecchi fratelli Sacco dopo il loro ritorno dalle prigioni in cui vennero rinchiusi, non fanno fatica a riconoscere nel racconto di Camilleri non soltanto i luoghi e le reminiscenze del loro paese ma anche, forse soprattutto, la cultura, i vizi e le virtù, i comportamenti e le paure che probabilmente ancora, nonostante la modernità abbia fatto irruzione nel vecchio paese dei Sacco, albergano nella mente e nel cuore di chi porta con sé le memorie inconsce di quelle antiche vicende.